
Cassino anteguerra
Dopo la grande galoppata nelle epoche storiche,
arriviamo al Novecento, il secolo delle contraddizioni e dei grandi mutamenti.
Procediamo nella nostra indagine dirigendoci verso un luogo a noi
familiare: il nostro territorio, Cassino, collocato nel periodo prima
della guerra, quando nulla ancora fa presagire ciò che successivamente si
sarebbe scatenato.
La vita scorre tranquilla, la città conta circa 19000 abitanti, il
fenomeno dell’emigrazione, già in atto, in queste zone non è particolarmente
rilevante, segno che l’economia non va tanto male.
La terra è la risorsa principale, in generale si possiede un proprio
appezzamento di terra in grado di fornire il necessario per il
sostentamento e condurre un ritmo di vita abbastanza dìgnitoso. Talvolta
secondo il contratto di MEZZADRIA, la terra viene fornita al contadino
dal proprietario di un fondo in cambio del suo lavoro e di dividere a metà
con il padrone spese e prodotti. Siamo nella cucina di una tipica casa di
campagna, quella, tanto per intenderci, dei nostri nonni. Basta il profumo
delle caldarroste che si diffonde nell’aria a ritrovare i sapori di una
volta, a noi familiari, che ancora oggi sono parte integrante della nostra
cultura alimentare. Le castagne di ieri, però, hanno un gusto diverso
perché scelte e conservate con cura, insieme a fichi, noci e nocciole, per
le provviste della stagione fredda. Frutta secca e fresca, verdure e
legumi a volontà, vino e olio d’oliva, formaggi e poca carne,
rappresentano i cibi abituali della Cassino di una volta, sapori semplici
e genuini, quelli della cosiddetta DIETA MEDITERRANEA che da millenni
costituisce l’anima delle comunità rurali, il modo più sano di mangiare,
la dieta migliore per prevenire malattie ed evitare l’obesità.
Le festività natalizie sono ormai vicine, i preparativi sono già in
moto: per la nascita di Cristo ogni cosa de ve essere fatta con amore e
“gustata” con calma. Si sta allestendo il presepe con i pastori di gesso,
le casette di cartone, il muschio. L’ambiente, seppur modesto, è
accogliente. La fiamma del camino è sempre accesa e in un angolo non manca
la PIGNATA dì terracotta dove, o bolle l’acqua per le varie esigenze della
famiglia, o si cuoce la minestra. La zuppa di verdure è il piatto base
della dieta giornaliera, verdure di stagione tra le più svariate e legumi
sono gli ingredienti principali, per rendere più saporito questo piatto, si
aggiunge un pezzo di cotica di maiale e, a cottura ultimata, si versa il
tutto su pezzi di pane preparati nel piatto e si condisce con un filo di
olio di oliva. Dopo aver fatto riposare un po’ per far ammollare il pane
si gusta con appetito. I cibi vengono cotti anche sulla FURNACELLA, iI
fornello da cucina in muratura o in maiolica con una o più griglie di
ghisa poste su un piccolo forno a legna o carbonella.
Le minestre di
verdura o di legumi, con o senza pane, sono il piatto forte della cucina
locale; la carne, fatta eccezione di quella di maiale, accompagna di rado
queste pietanze; il baccalà precedentemente ammollato, invece viene
cucinato spesso con le verdure. I legumi sono l’ideale complemento anche
con la pasta che, fra i cibi quotidianamente consumati, svolge un ruolo
importante. La pasta si usa farla in casa con modalità che ogni massaia
conosce bene e mette in pratica con disinvoltura. Mani esperte e agili
impastano farina e acqua e la lavorano energicamente per renderla liscia e
compatta. L’abilità consiste nel realizzare un’ampia sfoglia circolare con
il matterello, che sarà ripiegata su stessa e tagliata in tante striscioline
che saranno lasciate ad essiccare
per qualche giorno. La pasta ottenuta si riferisce ai famosi TAGLIERIEGLI
che si preparano con i fagioli o con i ceci.
Dando uno sguardo più avanti, ci colpiscono dei gesti noti che si
ripetono ancora oggi in particolari occasioni. Si tratta della
preparazione delle salsicce, una golosità per i palati di tutti i tempi a
cui, allora come oggi, difficilmente si rinuncia. Il maiale costituisce
per la famiglia contadina una grande risorsa perché come dice un vecchio
detto CO GLIU PUORC NON SE JETTA NIENTE., quindi permette una buona scorta
per tutto l’anno. L’impasto di carne di maiale, finocchietto, sale, pepe e
vino bianco, come osservate, viene insaccato nelle budella; a distanza di
15-20 cm vengono legate con un pezzetto di spago formando i vari pezzi che
i contadini chiamano "dito". Le salsicce verranno essiccate in luoghi
asciutti e ventilati ed alcune di esse saranno conservate sott’olio in
appositi recipienti o nel grasso del maiale stesso (SUGNA). Sott’olio si
conservano anche alcune verdure accuratamente custodite in barattoli
riposti nella credenza.

Dieta mediterranea addio. Sta per verificarsi una grande rivoluzione.
Tempi nuovi, tecnologie avanzate, ritmi di vita sempre più frenetici,
il tempo sembra contrarsi... e le abitudini alimentari si adeguano...


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