![]() Durante una marcia forzata che doveva riportarla a Rawensbruck riuscì a fuggire dalla colonna dei prigionieri: era ormai aprile. Attraversando la Cecoslovacchia, l'Ungheria e la Jugoslavia arrivò a Trieste solo il 2 luglio 1945. Dopo la guerra Ondina Peteani ha esercitato la professione di ostetrica, mantenendo l'impegno politico nel Pci, nell'Anpi e nel sindacato. Negli anni Sessanta con il marito Gian Luigi Brusadin aprì la prima agenzia degli Editori Riuniti nel Triveneto, che divenne centro d’incontro di intellettuali, artisti e attori. In seguito costituì il centro di aggregazione per i giovanissimi della sinistra denominato «Circolo Ho Chi Min» e gestì diverse colonie estive ed invernali in Italia e all'estero. Con aderenti al movimento democratico di Reggio Emilia fondò l’Associazione pionieri d’Italia. Nel 1976, il terremoto del Friuli la vide subito presente, dando corpo alla tendopoli di accoglimento di Maiano. Quindi divenne segretaria regionale del Sindacato Pensionati Italiani della Nuova Camera Confederale del Lavoro Cgil e dirigente delle organizzazioni di ex deportati e dell’Anpi. Il Lager l'aveva però segnata: come racconta chi l’ha conosciuta, la maledizione di quell'inferno atroce, la permanenza nel campo di sterminio, di cui pure parlava pochissimo, ha rovinato la sua esistenza dal punto di vista fisico, e ha minato il suo spirito, tanto da farle dire spesso: «Non so cosa sia il sogno. Dal 1944 so benissimo cosa sia un incubo». Ai malanni fisici, negli ultimi anni della sua vita si aggiunsero la depressione e l'anoressia rifiutando, con crescente ostinazione negli ultimi anni, il cibo che non ha potuto condividere con la moltitudine di inermi trucidati nel Lager, verso i quali ha inconsapevolmente sviluppato e maturato il proprio latente "senso di colpa" , ampiamente trattato da Primo Levi, ma nulla ha mai intaccato la sua fede per la libertà e l'indomita coerenza di antifascista e antirazzista, valori inestimabili che ne hanno contrassegnato l'identità. E' morta a Trieste nel gennaio 2003 e la sua dolorosa esperienza accresce il dovere della memoria dell'olocausto, monito per le generazioni a venire. per saperne di più:
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